sabato 12 agosto 2017

QUANDO LA PEDAGOGIA E LA SCUOLA VANNO A BRACCETTO

Vania Rigoni  pedagogista di Firenze:

Intervista del martedì, una insegnante continuamente ottimista si racconta.

Carissimi oggi ospito con gioia un insegnante, collaboro con i docenti dall’inizio della mia carriera di educatrice e poi pedagogista, ho sempre notato fra di loro persone di una “genialità” interessante.. molti di loro hanno avuto voglia negli anni di sperimentarsi e imparare moltissimo di più di quanto era loro chiesto. 
Un giorno attraverso i social che io spesso uso per incontrare colleghi, ho incontrato Marilena Toninelli e i suoi libri. Non sono manuali, sono quanto di più prezioso oggi: strumenti semplici e operativi, frutto di un esperienza sul campo che traspare chiaramente nelle pagine che ho potuto sfogliare dal vivo.
Così le ho proposto di venire ospite da me fra le pagine del Blog e continuando a leggere trovi l’intervista di “penna” che le ho fatto.

VANIA: “L’Educazione è il futuro. Chi si occupa di Educazione progetta il Futuro” questo è il mio mantra da 20 anni come lo interpreti guardando dal tuo punto di vista professionale?
MARILENA: “L’educazione e’ il futuro!” Certo che sì, non a caso la copertina della mia pagina facebook “insegnare che passione” riporta questa frase:




Io come insegnante ho il dovere di costruire il presente pensando al futuro, e il futuro sono tutti i ragazzini che giorno dopo giorno, anno per anno, mi vengono affidati.
I nostri figli e studenti nel cammino della loro crescita devono avere davanti figure autorevoli, dei modelli, genitori, insegnanti, che li sappiano accompagnare nel loro sviluppo personale e sociale, nel rispetto della libertà individuale di ciascuno.
La famiglia, in primis, e poi la scuola, devono proporre ai giovani i valori fondamentali di una società sempre più variegata e multietnica, in rapido e continuo mutamento: educare alla tolleranza, al rispetto delle idee altrui, al rispetto dei doveri per attuare una società improntata alla legalità.

Un insegnante deve essere convintamente ottimista verso il futuro,
perché ha la speranza
che il suo lavoro sui suoi allievi porterà frutto.

Io non ho ancora perso questo ottimismo, nonostante i molteplici problemi che la scuola sta affrontando di questi tempi, anzi per me diventa una sfida quotidiana l’andare avanti cercando nuove strategie educative, nuovi stimoli, che ai nostri ragazzi facciano amare il “sapere”, il “ saper fare”, ma anche, e soprattutto, “il saper essere”: essere uomini e donne capaci di affrontare la propria vita con umiltà e allo stesso tempo con determinazione, con competenza e curiosità.
L’educazione è un atto d’amore”, ha detto papa Francesco, ed io sono ancora follemente innamorata della mia professione.

VANIA: Racconta, cara Marilena,  ai lettori il tuo progetto concretizzato in libro e la sua importanza sociale, educativa e…
MARILENA: Dopo tanti anni di insegnamento, e tanti metodi usati: sintetico, analitico, analitico-sintetico, globale…sono giunta all’idea che tutti i metodi hanno la loro valenza e se usati sapientemente, prendendo di ciascuno ciò che è buono, si arriverà ad un insegnamento sicuramente efficace sui nostri alunni, anche quelli con maggior difficoltà.
Tutto iniziò nel lontano 1987, quando avendo nella mia classe una bambina con un grave problema neurologico, seguita all’ospedale Besta di Milano, incontrai la sua neuropsichiatra che mi propose per M. un tipo di insegnamento della letto-scrittura che fosse più semplice ed essenziale. Io che avevo “sposato” il metodo globale, fui costretta a pensare a quanto mi fu suggerito: proporre una consonante alla volta e introducendo le altre pian piano, con gradualità. Non fu facile, ma la prima frase che M. vide scritta sul suo quaderno fu: M. AMA MAIA (il suo cane), e le frasi dei giorni successivi furono: MAIA MI AMA…. IO AMO MAIA. Come si evince l’unica consonante presentata in mezzo alle cinque vocali era sempre la letterina M, che l’allieva apprese e sapeva riconoscere fra tutte, anche perché il suo nome inizia con la lettera M, il mio nome: Marilena, la sua Mamma, il suo cane Maia…tutte parole che avevano un forte impatto emotivo.
Nei giorni e nelle settimane successiva fu più difficile creare frasi introducendo una nuova consonante, ma tra errori, correzioni in itinere e abilità crescenti, stilai una serie di frasi semplici, con esercizi adeguati alla mia allieva. A distanza di anni, con una certa dimestichezza e un determinato materiale accantonato, pensai di fare ordine e di creare un libro utile per tutti i bambini della classe prima.

Questo libro è una sorta di libro-quaderno poiché l’alunno ci dovrà lavorare come se fosse il suo quaderno dei primi mesi, il tempo necessario per il raggiungimento delle competenze di lettura e scrittura di base. Poi si passerà ad utilizzare i testi che ciascuno avrà deciso di adottare per la propria classe.
La particolarità di questo libro sta nell’aver pensato ad una storia che faccia da filo conduttore dall’inizio alla fine, ambientata nel Circo della Gioia e con un personaggio “accompagnatore” che è il pagliaccio IOIO’.
Quest’ultimo presenterà i vari personaggi che lavorano nel suo circo e con loro le varie consonanti. Il piccolo allievo resterà affascinato dai racconti di IOIO’ , che saranno letti dal docente, e attenderà con gioia e curiosità i suoi brevi racconti.
Ogni volta che verrà presentata una consonante nuova il testo presenta alcuni esercizi per il consolidamento, ma molto è lasciato alla competenza e fantasia del docente di classe che per due o tre giorni dovrà lavorare esclusivamente con quella consonante, a livello pittorico, ludico, grafico e fonologico.
Negli anni e soprattutto con l’aumento di bambini con DSA, ADHD, dislessici e disgrafici, ho potuto verificare che questo metodo ha permesso il raggiungimento degli obiettivi formativi per la classe prima, a tutti gli allievi, anche a quelli con difficoltà.


VANIA Un suggerimento che vuoi lasciare per i genitori che ti leggono attraverso il Blog de La bottega della pedagogista …un dono che porteranno con loro…
MARILENA Non voglio avere la presunzione di insegnare ai genitori questo difficile ruolo, ma essendo io stessa una mamma di due ragazze e avendo conosciuto le numerose realtà delle famiglie dei miei alunni, mi sento di dare questi suggerimenti:
  • Non confondete il ruolo dell’AMICO con quello del GENITORE: voi siete i GENITORI, e in quanto tali guide sicure per i figli, che sanno dire dei NO sacrosanti senza paura di perdere il loro amore; i NO fanno crescere, come il desiderio di conquista.

  • Non spianate sempre la strada ai vostri ragazzi, credetemi, hanno tutte le risorse e le capacità per trovare le giuste soluzioni ( problem-solving), a tutte le età.
  • Date il buon esempio, ma non obbligateli ad essere come voi: loro sono altro, sono il nuovo, il diverso, il futuro.

  • Sosteneteli sempre e incoraggiateli, fidatevi di loro…e vedrete che non vi deluderanno.

VANIA  E invece, siccome tanti sono anche i colleghi a leggere questo Blog, a loro che messaggio speciale vuoi destinare?
Ai miei colleghi posso solo ricordare che stiamo facendo il lavoro più bello, ma anche il più difficile del mondo.
Moltissimi insegnanti, e lo so per certo, lo si vede anche sui social quando postano le loro idee e i loro lavori, sono eccezionali: amano la scuola nonostante tutto: nonostante lo stipendio ingrato; nonostante certi genitori siano oppressivi e ignoranti, perché “ignorano” il valore importante di questo nostro lavoro; nonostante il precariato; nonostante l’ eccessiva mobilità dei docenti…..e mi fermo perché la lista sarebbe davvero lunga e di tale sofferenza….ma non ci si arrende.
Ai miei colleghi posso solo dire che non c’è gioia più grande nel vedere gli occhi di un ragazzo, tuo ex alunno, che dopo le numerose difficoltà, si è laureato e ti ringrazia menzionandoti nella sua tesi di laurea. Non c’è gioia più grande nel vedere che i tuoi ex alunni sono diventati uomini e donne onesti e capaci di dare il loro contributo alla comunità perché si sono realizzati nel mondo del lavoro. Non c’è gioia più grande nel vedere che il nostro lavoro non è stato vano, non è andato perduto, ma ha dato molti frutti.
Date ai ragazzi con competenza e professionalità; non stancatevi di aggiornarvi e di apprendere continuamente, state al passo coi tempi e con le problematiche dei ragazzi e sappiateli ASCOLTARE.            

Non preoccupatevi di cosa dice o pensa il collega sul vostro modo di lavorare e/o di agire, questi pettegolezzi rovinano il nostro modo di operare, creano dissapori e malessere interiore…invece noi dobbiamo essere sereni, cristallini e pensare che il nostro obiettivo principale sono i ragazzi e non i colleghi.
Imparate piuttosto a condividere con quest’ultimi, a lavorare insieme, in gruppo si fa molto di più e ci si arricchisce.


VANIA: Cara Marilena, salutiamoci con la tua frase preferita…
MARILENA:  Il mio saluto è la somma della frase più importante del film L’ATTIMO FUGGENTE,  che è anche il titolo di un libro del filosofo Alan Watts:

CARPE DIEM…E DIVENTA CIO’ CHE SEI!

Il materiale che Marilena ha preparato, come dice lei stessa, non vuol essere definitivo ed esaustivo né va a sostituire i libri di testo, bensì è un qualcosa in più che può divenire di ausilio per quella fase o propedeutica o di “affaticamento” per alcuni bambini nella prima parte del primo anno di Primaria (cambio scuola, amici e cambio carico di lavoro, disabilità, trasferimenti da altri paesi, adozioni…).
Alle parole di Marilena posso aggiungere che l’alleanza fra le figure di riferimento per un bambino e/o ragazzo è la risorsa più potente che possiamo offrire, quindi quando genitore ti senti in difficoltà chiedi aiuto alla maestra, alla pedagogista ne troverai sempre pronti ad ascoltarti e competenti.

Grazie Dott.ssa Vania per la fiducia riposta nel mio lavoro. 
Con stima
Marilena Toninelli


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