giovedì 8 marzo 2018

IL PICCOLO PRINCIPE nella scuola primaria

Dopo tante richieste da parte di colleghi, ecco pronto il mio terzo libro: IL PICCOLO PRINCIPE nella scuola primaria. 





Quest'anno in classe quinta, assieme ai miei ragazzi, ho voluto lavorare sull'opera di Saint Exupery cercando di interpretare e comprendere i messaggi profondi che erano celati in ciascun capitolo.

Attraverso letture alternative:

"LA PAZIENZA DI CRESCERE"       

"LUIGI E ARIANNA PERSI AL CENTRO COMMERCIALE"

" LA CORNACCHIA VANITOSA"

" LA STORIA DI SVOGLIATO E VOLENTEROSO"

" NONNO LUIGI E LA SUA NOEMI "

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l'ascolto di canzoni a tema:

DOMENICA E LUNEDI ( Angelo Branduardi)

                       VANITA' DI VANITA' ( A. Branduardi)


                       DA FRATELLO A FRATELLO



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attività creative, come la costruzione di popup: ( all'interno del libro vi sono anche i modelli e le indicazioni per realizzarli)






acrostici:



poesie:

e riflessioni comunitarie,
sono stati affrontati temi che interessano i ragazzi di questa età: la ricerca dell'amicizia vera,
il rispetto e la cura del mondo che ci circonda, come progettare il proprio futuro, saper scegliere tra ciò che è giusto o sbagliato,...

Ogni martedì si attendeva con impazienza la lettura del nuovo capitolo e con esso partivano le nostre discussioni, le riflessioni, che ci hanno permesso di interpretare questa bella storia, alla luce delle problematiche e del vissuto dei ragazzini di dieci anni.
Ogni capitolo è stato lo spunto per scrivere temi o fare riassunti, rispondere a questionari e costruire poesie in piccoli gruppi; ascoltare brani musicali che ci hanno aiutato a comprendere meglio alcune tematiche; costruire popup, che hanno abbellito i nostri quaderni, e creato cartelloni.
Attraverso queste attività variegate, abbiamo apprezzato e amato il Piccolo Principe da sentirlo vivo in mezzo a noi. E' stato davvero entusiasmante, per me docente, sentire i pensieri profondi che scaturivano dai ragazzi durante le conversazioni; guidarli ad affrontare un'analisi introspettiva per cogliere le proprie emozioni, mi ha dato la certezza che questi ragazzini sono cresciuti e maturati.


Ora l'intero lavoro è raccolto in questo libro, con tutte le storie proposte capitolo per capitolo, le riflessioni, i popup e rispettivi schemi di realizzazione, con tutte le svariate idee nate in itinere, che sicuramente ne faranno nascere altre in ciascun docente che deciderà di leggere il Piccolo Principe.





                                                            BUON LAVORO!!!



martedì 6 marzo 2018

L'INSEGNANTE E L'AUTOREVOLEZZA

Davanti ai vari episodi di violenza verbale o fisica a danno di docenti e insegnanti, mi domando dove la società ha fallito e chi...
Intanto propongo il pensiero dello scrittore e psichiatra Vittorio Andreoli tratto da "Lettera a un  insegnante", che invito a leggere per poi riflettere...




“E ora ti voglio parlare in questa mia lettera delle doti che fanno di te un buon insegnante e delle strategie perché tu possa espletare il tuo compito pienamente. Credo che la prima qualità sia l'autorevolezza. Viene percepita come caratteristica della persona ed è certo l'insieme di molti elementi. L'autorevolezza dà credibilità: ti rende punto di riferimento e le tue affermazioni assumono il significato di «verità». I tuoi allievi se ne accorgono e ne sono certi: di fronte a un mondo di menzogne, improvvisazioni, maschere per «apparire», vedono in te la serietà. L'autorevolezza diventa sicurezza. Non è riducibile a quanto si sa sulla materia, ma fa riferimento a una personalità che si presenta convinta e convincente, coerente, capace di svolgere il proprio ruolo e di manifestarlo anche nel silenzio, con la sola presenza. E persino nell'assenza, poiché l'insegnante viene introiettato e c'è anche quando non c'è e si può giungere a una presenza che dura una vita. L'autorevolezza non è mai autoritarismo, che si veste della violenza e della minaccia del potere.  La qualità che segue subito dopo è la partecipazione alla scuola. Una presenza attiva, animata dalla voglia di dare, di fare sempre meglio senza mai chiudersi in una recita fredda, seguendo uno stanco copione che si ripete da anni. La si misura con il desiderio di andare a scuola, di entrare nell'aula o all'opposto con la paura persino di salire sulla cattedra. La partecipazione è condizionata dal modo di pensare, dallo sforzo di percepire e far percepire qualsiasi argomento in maniera accattivante, interessante e aggiornata, dunque in una versione sempre nuova poiché nulla nelle discipline insegnate rimane immutato e l'insegnante deve coglierne le novità. Ma c'è una partecipazione che riguarda l'affettività e che esprime la voglia di trasmettere quello che uno sa e che ha raggiunto in tanti anni di approfondimenti. Un sapere che si coniuga con la passione o almeno con il piacere.  Il piacere di insegnare, ecco un altro punto su cui interrogarsi: riesci a dare un senso alla tua vita proprio per il tuo ruolo, per il fatto di proporti ai tuoi allievi come insegnante e con un sapere specifico che però trasmette al tempo stesso la gioia di quella scelta? Oppure hai quell'aria assente che ti porta faticosamente a compiere un dovere che è però scialbo e senza piacere? Come fossi diventato frigido o frigida, come se ormai il piacere dei sensi fosse pura illusione o ricordo di momenti meno sfortunati. Sei un rassegnato? Nessun lavoro, senza il gusto di compierlo, può risultare gratificante e dunque efficace. Vale quindi il principio che il piacere con cui svolgi il tuo ruolo di insegnante è proporzionato alla sua efficacia e quindi al gradimento della classe che lo dimostrerà stando attenta e appassionandosi alla tua materia poiché vi sente dentro la tua personalità. Altrimenti il tuo competitore diventerà il computer che è disanimato, mentre tu l'anima ce l'hai: è la caratteristica che differenzierà sempre l'uomo dalle macchine.  Una qualità importante si lega alla tecnica della comunicazione e quindi all'efficacia del messaggio che la lezione trasmette. Il tuo racconto, la tua lezione devono avere la forza di una favola per un bambino che, ascoltandola, la partecipa, entra nel personaggio, anzi alternativamente in tutti e così non solo capisce la struttura della fiaba, ma anche le sue parti e le vive e, se le vive, riesce a farle proprie, ad apprendere. Non devi poi dimenticare che ogni ruolo ha una propria liturgia che va mantenuta e non è concesso a un insegnante diventare amico dei suoi allievi o esercitare un'azione di volontariato. Il tuo ruolo è sacro e non intendo assolutamente parlare di missione, che non c'entra nulla, ma mi riferisco alla sacralità come svolgimento di una cerimonia che è certo fondata su un sapere razionale, ma anche su qualche cosa di strano, di fascinoso, persino di misterioso, poiché il mistero rimane dentro il pensiero umano. Tu non sei il padre dei tuoi allievi, non l'amico, non lo psicologo che assiste ai drammi della crescita. Sei un uomo o una donna con l'incarico di allevare un gruppo di persone, di fare il direttore d'orchestra e devi indossare, anche materialmente, un abito che sappia di cerimonia, che si adegui alla tua parte. Questa società ha creduto di demolire ogni formalità e non si è accorta che non cancellava semplici decorazioni bensì la sacralità della vita. E la scuola non può essere banalizzata come se fosse un luogo di intrattenimento per giovani, un pub o un club di amici”.


Mi sono permessa di evidenziare alcune frasi che reputo importanti e aggiungo che oltre alle qualità elencate: 
AUTOREVOLEZZA, PARTECIPAZIONE, PASSIONE,






ve ne sono altre che ritengo fondamentali per un insegnante:
L'EMPATIA, quando riusciamo a metterci nei panni dell'altro per capire come i nostri studenti stanno e quali sono i loro bisogni;
LA RESPONSABILITA', quando si dà il buon esempio;
L'ESSERE COINVOLGENTI E CREATIVI quando rendiamo le nostre lezioni divertenti, interessanti, dinamiche;





L'ESSERE CORAGGIOSI quando siamo in grado di proporre delle novità e metodi sperimentali senza aver paura di essere criticati;
LA FLESSIBILITA', quando ci si sa adeguare ad ogni situazione e diversità, senza "spezzarsi", rimanendo integri e deontologicamente impeccabili;
GIOIOSO, ORGANIZZATO, MOTIVATO, COMPETENTE....



So che in qualche occasione, o per colpa delle incomprensioni tra colleghi, o per colpa di genitori troppo permissivi sempre pronti a difendere i loro figli, o per colpa del tempo che non basta mai, o per colpa della mobilità che vede docenti sbattuti ovunque e lontani dalle famiglie,...... possono cadere le braccia, però non dobbiamo arrenderci e scoraggiarci; in questi momenti pensiamo a quale è stata la scintilla che ci ha fatto nascere l'idea di diventare insegnanti e facciamo in modo di ravvivarla  cercando di rafforzare le nostre motivazioni e soprattutto accettando le sfide che oggi la scuola ci presenta.


CORAGGIO !!!
FACCIAMO IL LAVORO PIU' BELLO DEL MONDO!!